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Verbale della riunione del 20 aprile 2012
Famiglia al centro - Famiglia

La seduta ha visto la partecipazione della quasi totalità delle persone appartenenti al gruppo. Alla serata era presente la dott.ssa Marisa Trentini, alla quale Cristina Corbi aveva chiesto una discussione sull’adolescenza (d’ora in poi “a.”).

La discussione è stata preceduta da una breve introduzione di Marisa, che ha voluto sottolineare come l’adolescenza dei nostri figli ci mette di fronte alla nostra adolescenza: è dunque il caso di ricordare come abbiamo passato quel delicato periodo della nostra vita, e metterci nei panni dei figli. L’obiezione più frequente a questa affermazione un po’ “provocatoria” ha avuto ad oggetto la semplice constatazione che “ai nostri tempi” avevamo un maggiore rispetto per i nostri genitori, benché la contestazione giovanile ormai affermata faceva sentire alcuni di noi in diritto di assumere atteggiamenti di sfida.

Ora, secondo taluni, in virtù di certa visione del mondo abbiamo “concesso troppo” ai figli, che di conseguenza hanno modi di fare del tutto fuori luogo. Si è anche fatto presente che, se la protesta è prevedibile e in certo modo accettabile, la maleducazione che contraddistingue di frequente i comportamenti dei ragazzi accettabile non è.

Bisogna peraltro capire, quando si alzano i toni del dialogo, se si tratta di posizioni legittime o di meri sfoghi, reagendo conseguentemente.

Marisa ha voluto farci riflettere sul fatto che durante l’a. non di rado si prova un forte senso di solitudine, per superare il quale ci si adatta a forme di socializzazione anche lontane dal modo di vedere della famiglia; d’altra parte, è sperimentato che il ragazzo che non si sente accettato dal “gruppo”, quale che sia, ha un brutto rapporto con i genitori. Per essi è certamente faticoso sopportare comportamenti ritenuti non corretti o sbagliati, ma è necessario comprendere quanto i ragazzi siano alla ricerca di un equilibrio.

Certo, è stato obiettato, i figli sono tenuti a rispettare le regole. Ma quando crescono bisogna riconoscere che stanno affermando la loro personalità: l’obiettivo è aiutarli a trovare un loro “sistema” complessivo (di valori, di regole possibilmente condivise ecc.). Bisogna dunque un po’ transigere di fronte a “esplosioni” non gradite ma anche mettere qualche punto fermo. La perplessità verso tali affermazioni riguarda l’evenienza che si verifichi una polemica costante tra genitori e figli. Ma, si è detto di rimando, il rispetto nei confronti della loro crescita, anche imprevista, è d’obbligo; è meglio non accanirsi se i ragazzi seguono regole diverse dalle nostre.

Di fronte a queste posizioni plurime Marisa ha voluto asserire che l’a. è come una seconda nascita, che richiede il superamento di tre “lutti”: 1) la modifica del corpo; 2) la modifica della modalità con cui si vedono le cose, con la scoperta del discorso astratto che in precedenza non c’era; 3) l’allontanamento dai genitori. Gli adulti non accettano facilmente il cambiamento dei figli, hanno difficoltà a considerarli a un certo punto adulti.

L’interrogativo dei genitori è : quando si rischia di fare un danno a un dato momento del confronto-scontro? La risposta non può essere netta, univoca, ma nei momenti di maggiore tensione è il caso di porsi la domanda: Che cosa prova mio figlio? È inquieto? Soffre? E comunque è indispensabile dare spiegazioni delle nostre richieste e posizioni.

Secondo alcuni, lo scontro avviene per la nostra difficoltà ad assumerci le responsabilità che ci competono in quanto adulti e genitori. I guai iniziano quando ci si mette su un piano paritetico.

Secondo Marisa, i contrasti più forti sorgono tra madre e figlio/a. Ma la madre ha la presunzione di capire meglio il figlio, meglio di tutti, anche del padre.

Qualcuno ha obiettato che il conflitto avviene più di frequente con il padre, figura autoritaria, mentre altri asseriscono che il rispetto nei confronti dei genitori è fondamentale.

Di nuovo Marisa ha segnalato che durante l’a. si ha un rapporto privilegiato con il gruppo (di coetanei) e non più con la madre. Nel gruppo ci si chiarisce le idee, si impara a esporle e a farsi rispettare, si esce da se stesso e ci si mette nei panni dell’altro. A volte i genitori sono gelosi del gruppo: e dunque durante l’a. sono i genitori ad avere bisogno di aiuto.

 

n.b. Si prega di segnalare eventuali imprecisioni o probabili errori nell’estensione del verbale, o lacune da colmare. Grazie

 

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